domenica 22 novembre 2009

La condizione di consumatore è la moderna forma di asservimento

La condizione di consumatore è la moderna forma di asservimento: "

Se ai miei figli fosse concesso di bagnarsi nel fiume limpido della nostra valle! Ma il fiume non è limpido; e anzi è maleodorante.

Se ai miei figli fosse concesso, almeno, di giocare nei campetti! Ma i campetti non ci sono più e i bambini sono iscritti alla scuola calcio.

Se almeno ai miei figli fosse concesso di frequentare una scuola pubblica, fondata sulla scrittura e la lettura e non sui video; sulla storia e la filosofia e non sulla cronaca e l’attualità! Una scuola che ambisse, magari fallendo, a formare l’uomo e non a informare e preparare al lavoro l’uomo moderno!

Che cosa è alla base di questi ed altri simili fenomeni di “scomparsa dell’uomo libero” ? Libero di bagnarsi in acque limpide, di giocare senza dover pagare, di avere la possibilità, almeno astratta, di sviluppare una forza e una potenza intellettuale titaniche?

E’ la libera iniziativa economica e quindi la possibilità della proprietà privata dei mezzi di produzione? Non credo. L’ingenua esaltazione e quasi divinizzazione della libertà di iniziativa privata ha inciso sulla tendenziale scomparsa dell’uomo libero ma non è la causa prima.

E’ il dominio, culturale e politico, della nazione dominante, ossia dell’impero statunitense? Nemmeno lo credo. Esso ha inciso notevolmente; ma nemmeno è la causa prima della tendenziale scomparsa dell’uomo libero.

La causa prima è nella nostra condizione di consumatori. Il consumatore non desidera bagnarsi nelle acque limpide della sua valle; bensì recarsi all’estero, magari contraendo debiti, per bagnarsi in acque viste in fotografia o sul grande schermo. Il consumatore non desidera che i propri figli giochino soli e liberi nei campetti; bensì che frequentino la scuola calcio e diventino come i suoi “miti”, visti anch’essi sullo schermo. Il consumatore non desidera divenire come Croce o Gramsci o Gentile o Gobetti o Marchesi o anche Calamandrei; né come Mazzini, Garibaldi o Duccio Galimberti, bensì come Berlusconi o come uno dei tanti personaggi televisivi.

Il consumatore, prima ancora che essere titolare di diritti e quindi di situazioni giuridiche soggettive attive (la cosiddetta tutela del consumatore) è titolare di situazioni giuridiche soggettive passive. In particolare è assoggettato alla pubblicità. Meglio: il cittadino assoggettato alla pubblicità diviene consumatore.

L’uomo assoggetto alla totalità pubblicitaria e al quale è fornito gratuitamente o quasi l’intero contesto di simboli attorno al quale si sviluppa il pensiero è di regola – salvo coloro che attuano una strenua strategia di resistenza – un consumatore. La condizione di consumatore è la moderna forma di asservimento, la quale non diversamente da quelle che storicamente l’hanno preceduta, contiene in sé anche la “volontà dell’asservito”.

L’ arma del nemico, che ci asserve o tenta di asservirci, è la pubblicità. E’ per mezzo della vendita di essa (ossia delle nostre menti e dei nostri occhi) ai titolari dei marchi pubblicizzati che il nemico ci intrattiene e così ci trattiene, ci tiene in pugno e ci conforma

Non è tanto la pubblicità in sé a conformarci, a suscitare i desideri, a creare mode, a costituire il contesto delle nostre riflessioni. Certo, la pubblicità svolge anche un ruolo autonomo di condizionamento. E tuttavia, ciò che maggiormente ci conforma sono i film, le trasmissioni televisive di intrattenimento o di approfondimento, gli eventi sportivi, le cronache, i personaggi pubblici, il gossip e tutto ciò che pur essendo “merce”, perché è prodotto sostenendo costi per essere venduto ad un prezzo superiore a quei costi, ci viene fornito in forma apparentemente gratuita o in cambio di spese minime.

Il capitale detentore del marchio paga per noi. Perché?

Per quale ragione accettiamo questi doni? Dovremmo voler pagare per “introiettare la merce”. Solo ciò che è reso dall’autore liberamente fruibile e che non è destinato a procurare ad esso denaro, direttamente o indirettamente, dovrebbe essere gratuito. Questi doni e queste forniture, quasi tutte seriali (il film del lunedì; la trasmissione politica del martedì; la trasmissione gossip del primo pomeriggio; il venerdì de La Repubblica; la partita di calcio quotidiana; e così via all’infinito) sono le mele avvelenate con le quali il grande capitale ci assoggetta o cerca di assoggettarci.

Si deve dunque indagare quale tutela ha il cittadino nei confronti della pubblicità e quale dovrebbe pretendere. L’ordinamento prevede una tutela del cittadino dalla pubblicità o una tutela della pubblicità destinata a formare il consumatore? Sarà il tema di un prossimo articolo.

"

Nessun commento: