Questo è l'articolo tratto dal Sole 24 Ore.
Riporto qualche passaggio.
L'energia nucleare non risolve la crisi. La prima ragione è la tempistica: l'Occidente ha bisogno di operare tagli importanti delle emissioni nei prossimi dieci anni. Il primo nuovo reattore negli Usa sarà pronto nel 2017. Nel resto del mondo, gran parte dei discorsi sul nucleare sono rimasti tali: non c'è alcun paese occidentale che abbia più di un impianto nucleare in costruzione, e, nei prossimi dieci anni, decine di sedi esistenti diventeranno obsolete: è impossibile che il nucleare possa intaccare anche minimamente le emissioni derivanti dalla produzione di energia elettrica prima del 2020.
Poi, ci sono i costi. In teoria, per le centrali nucleari servono molti denari per la costruzione, ma meno per la gestione. In realtà, si stanno rivelando molto costose da edificare. L'esperto Amory Lovins ha calcolato che le nuove centrali nucleari costeranno tre volte di più di una centrale eolica (e questo prima che i prezzi di costruzione esplodessero per varie ragioni: la stretta creditizia globale, l'atrofizzazione della forza lavoro nel settore e un restringimento dell'offerta causato dal monopolio mondiale di una società giapponese per la fucinatura dei reattori).
C'è solo una risorsa energetica rinnovabile più pulita, economica e abbondante delle altre, che non provoca deforestazione e non richiede procedure di sicurezza, che non dipende dal tempo e che non richiede anni per realizzarla o portarla sul mercato. È l'efficienza: significa sprecare meno energia, usare meno energia per avere la birra fredda come prima, la doccia calda come prima e la fabbrica produttiva come prima.
I "negawatt" risparmiati grazie a misure per il miglioramento dell'efficienza energetica generalmente costano fra uno e cinque centesimi di dollaro per kilowattora, contro costi previsti fra i 12 e i 30 centesimi per kilowattora per le nuove centrali nucleari.
Dopo tutto, i paesi in via di sviluppo hanno il diritto di crescere. I loro cittadini sono comprensibilmente smaniosi di mangiare più carne, guidare più automobili e vivere in case più belle. Non sembra equo che il mondo industrializzato dica: fate quello che diciamo, non quello che abbiamo fatto in passato. Ma se i paesi in via di sviluppo seguiranno, per giungere alla prosperità, la strada dello spreco già percorsa dai paesi industrializzati, la terra che tutti condividiamo non reggerà. Perciò dobbiamo cambiare modo di comportarci. A quel punto potremo almeno dire: fate quello che facciamo, non quello che abbiamo fatto in passato.
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